La pubalgia è una delle patologie più temute dagli sportivi: subdola, dolorosa e spesso difficile da curare in modo definitivo. Si manifesta soprattutto in chi pratica attività ad alta intensità e può trasformarsi in un ostacolo capace di compromettere allenamenti e prestazioni. Ma come affrontarla in maniera efficace e duratura?
Ne abbiamo parlato con il professor Francesco Manti, Osteopata e Presidente dell’Accademia di Medicina Osteopatica Alessandro IV, nonché direttore dell’I.R.C.O.. Con lui abbiamo approfondito il ruolo dell’osteopatia nella prevenzione e nel trattamento della pubalgia, scoprendo perché una visione globale del corpo e un approccio multidisciplinare siano fondamentali per evitare recidive e restituire agli atleti equilibrio e benessere.
Armonia Femminile, l’Osteopatia a sostegno della salute Ginecologica: l’intervista al Prof. Manti
L’intervista a Francesco Manti
Professore, perché la pubalgia è così frequente negli sportivi e perché è così difficile da gestire?
La pubalgia è il risultato di uno squilibrio funzionale, spesso legato a sovraccarichi cronici e a gesti atletici ripetuti ad alta intensità. Non riguarda solo il muscolo che fa male, ma l’intero sistema di catene muscolari, articolazioni e posture che interagiscono fra loro. È difficile da gestire perché se ci si limita a trattare il sintomo senza risalire alla causa, il dolore tende a ripresentarsi.
Qual è il valore aggiunto dell’osteopatia in questo contesto?
L’osteopatia ha una visione globale. Non si concentra esclusivamente sulla zona pubica, ma indaga su tutte quelle aree che possono aver creato squilibrio: bacino, colonna lombare, anche, diaframma e perfino l’appoggio plantare. L’approccio manuale permette di ripristinare mobilità e armonia, riducendo le tensioni e prevenendo nuovi episodi. In sostanza, si lavora sulle cause, non solo sugli effetti.
Può farci qualche esempio concreto di trattamento osteopatico per la prevenzione della pubalgia?
Lavoriamo sulle articolazioni sacroiliache con tecniche di mobilizzazione per ristabilire simmetria, trattiamo le anche per migliorare la libertà del movimento, riduciamo le rigidità lombari con manipolazioni mirate e interveniamo sugli adduttori e sui retti addominali per riequilibrare forza ed elasticità. Inoltre, dedichiamo molta attenzione al diaframma, che è il grande regolatore delle pressioni interne e influisce direttamente sulla postura.
Quindi il lavoro dell’osteopata non è mai isolato?
Esattamente. L’osteopatia dà il meglio quando è integrata con fisioterapia, allenamento funzionale e rieducazione posturale. Un atleta che comprende l’importanza di lavorare in sinergia con più professionisti ha molte più possibilità non solo di guarire ma anche di evitare recidive.
Che ruolo ha la ricerca scientifica nel validare questi approcci?
Centrale. Come Direttore dell’I.R.C.O. stiamo portando avanti studi clinici per dimostrare l’efficacia dell’osteopatia nelle patologie da sovraccarico. È fondamentale unire esperienza clinica, formazione accademica e ricerca scientifica per dare al paziente e allo sportivo strumenti concreti e sicuri.
Un consiglio finale agli atleti che vogliono prevenire la pubalgia?
Ascoltate il vostro corpo. Non ignorate i piccoli segnali di dolore o rigidità, perché spesso sono campanelli d’allarme. Affidatevi a un approccio globale che includa prevenzione, trattamento manuale, esercizi mirati e cura della postura. Solo così si trasforma un punto debole in un punto di forza.
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