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Tivoli – De Marco: “Salvezza? Mai smesso di crederci. Questa piazza ha tutto per ambire in alto”

Foto: Newlight Fotolaboratorio Tivoli

TIVOLI – Un traguardo che sembrava diventato impossibile, quasi irraggiungibile a detta di molti, e che oggi ancor di più ha il sapore dell’impresa. Non tanto per la caratura della squadra, costruita per ambire a zone di classifica più tranquille, quanto per la difficoltà dell’ultimo impegno che attendeva la Tivoli Calcio 1919 all’Olindo Galli nella giornata di ieri, domenica 7 maggio. Alla Paganese infatti, sarebbe bastata una vittoria per approdare in Serie C e far partire la festa, ma così non è stato. A festeggiare sono stati i duemila tifosi della Tivoli che hanno riempito le tribune soffrendo fino all’ultimo minuto di una stagione pazza. Il pareggio al 28esimo del secondo tempo di Fall, poi la gioia incontenibile dopo le reti in pieno recupero di Mastropietro e Coquin. Ne abbiamo parlato con Andrea De Marco, attaccante alla sua seconda stagione consecutiva in maglia amarantoblu, artefice della promozione in Serie D della scorsa annata con 21 gol e protagonista anche quest’anno nonostante un lungo infortunio che lo ha tenuto fuori.

Andrea, alla vigilia in tanti vi avevano dato per spacciati. Che soddisfazione è stata per voi ieri aver ottenuto un traguardo così importante? Ci racconti le emozioni che avete vissuto? 

In settimana abbiamo preparato bene la partita, abbiamo lavorato soprattutto a livello mentale. Questa squadra ha doti tecniche che per tanti motivi non è riuscita ad esprimere in questa stagione. Sapevamo che per noi era una partita fondamentale, non abbiamo mai smesso di crederci, anche quando tutti parlavano di play-out. Alla fine abbiamo avuto ragione noi. Era normale essere sfavoriti con la Paganese, loro hanno fatto una cavalcata impressionante. Davanti a loro però avevano più di duemila persone a giocargli contro. C’era una città intera ieri, oltre a chi ci ha sempre sostenuto e alla società che ci ha sempre creduto.

Vincere allo scadere è sempre bello, ma farlo con la capolista, davanti ai propri tifosi, ottenendo la salveza diretta lo è ancor di più…

Questa partita vinta è stata la più rocambolesca e grottesca che ho mai disputato, ma è stata anche lo specchio della nostra annata. Nel primo tempo se fossimo stati sotto di 3 gol, loro non avrebbero rubato nulla. Però abbiamo lottato, questa squadra è formata oltre che da calciatori straordinari anche da uomini veri. Ci tengo a sottolineare che abbiamo vinto la partita con i cambi. Questo perchè tutti hanno dato il loro contributo, anche chi giocava meno, e questo lo fanno solo le grandi squadre. Abbiamo dimostrato di essere un grande gruppo.

È stata una stagione comunque complicata. Avete cambiato tre volte allenatore, cosa non ha funzionato come avrebbe dovuto? Avete sofferto il salto di categoria?

Secondo me questa squadra è stata costruita per un altro tipo di campionato. Ci siamo ritrovati a combattere in una zona che non era la nostra per il valore degli uomini e dei giocatori della rosa. Le cose che non hanno funzionato sono strettamente collegate ai risultati. L’impegno non è mai mancato e nemmeno la prestazione, tolte due o tre partite da cancellare. Nelle altre avremmo meritato di più. Non mi era mai capitato di cambiare tre volte allenatore, però tutti quelli che sono venuti ci hanno dato qualcosa. Purtroppo l’allenatore è sempre il primo a pagare e di questo ci sentiamo responsabili.

Qual è stata la partita che tu reputi più importante quest’anno per il raggiungimento di questa salvezza? 

Per punti conquistati la partita con la Lupa Frascati vinta 2-3 all’ultimo minuto. Ma la consapevolezza più grande l’abbiamo avuta quando abbiamo perso con la Casertana. Abbiamo fatto una prestazione fantastica ma perso immeritatamente. Però lì abbiamo capito che potevamo giocarcela con tutti. Abbiamo messo in difficoltà la squadra più attrezzata del campionato. Da lì infatti abbiamo fatto meglio.

Che stagione è stata questa per te a livello personale? Sei tornato in Serie D dopo diversi anni…

Il ritorno in Serie D l’ho cercato e voluto per tanto tempo. Ho vinto tre campionati, ma non ho potuto giocarmi le mie chance. Ci ho sofferto tanto ed era giusto per me poter finalmente fare la Serie D. Comunque è stata una stagione intensa, in cui ho sofferto tanto, soprattutto dopo l’infortunio al ginocchio contro il Sorrento che mi ha fatto saltare 12 partite. Ho avuto la forza di riprendermi da questo momento, e ho giocato anche in condizioni precarie rischiando di farmi male nuovamente. L’ho fatto perchè questa è la mia professione, la mia passione, e sono legato a questo sport più di ogni altra cosa. E poi ovviamente volevo dare il mio contributo per risollevare le sorti della Tivoli. Ho segnato sei gol, ho fatto diversi assist decisivi. Penso di essere riuscito a dare il mio. Infine sono stato onorato e fortunato perchè ho potuto portare la fascia da capitano al braccio. Rappresentare questi colori e questa città in giro per l’Italia è un onore per me. 

Il gol che porti più nel cuore? 

Sicuramente il primo al mio ritorno. Ho segnato contro il Real Monterotondo, ero arrivato venerdì, non ho giocato la domenica, ma sono entrato e ho subito segnato in Coppa. Ho sentito il boato dello stadio che mi aveva accolto ed è stato emozionante. Il più importante però è stato quello in Tivoli-Nola 1-0. 

Questa società è cresciuta di anno in anno, l’obiettivo è quello di continuare questo percorso? Nei progetti c’è una Tivoli che possa ambire alla serie C?

La squadra quest’anno ha raggiunto l’obiettivo in termini di risultato. Ci avevano chiesto un campionato più tranquillo, non ci siamo riusciti. La Tivoli ha tutto per ambire al salto di categoria. Ha strutture, organizzazione, puntualità nei doveri della società, serietà. Certo, in serie D le cose si complicano perchè vai ad affrontare squadre che fanno questo campionato da tanto tempo e piazze che hanno un blasone importante. Però la Tivoli non è da meno.

Il prossimo anno ti vedi ancora con la maglia amarantoblu indosso? 

Sicuramente ci sarà modo di parlarne con la società. La salvezza è cosa fresca e non c’è stato modo di progettare e programmare. Non escludo nulla perchè per esperienza può succedere di tutto. Non è la Tivoli, ma è proprio il calcio che va così, non si può dare mai nulla per scontato. Quel che posso dire è che mi confronterò con la società.

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